L'Asso di Cuori

presentazione

 

Giorgio Rizzi


Tutto e' cominciato con una frase che mi frullava nella mente come un’idea ossessiva; non riuscivo a liberarmene ne' di giorno ne' di notte.
Purtroppo io sono uno di quegli sfortunati mortali che la notte non riesce a chiudere occhio neanche quando si trova nel proprio letto perfettamente rilassato, figuriamoci poi con qualche pensiero per la testa.
Cosi' un giorno, stanco di passare le notti in bianco ho acceso il computer, ho aperto una bella paginetta immacolata in Word e ho scritto: “Non era certo il freddo a farci rabbrividire...”, poi ho salvato tutto con un nome che era un programma “aaa”, come faccio di solito con tutti i file che prima o poi vanno cancellati e, finalmente sollevato, mi sono potuto gustare una nottata di sonno ora che avevo trasferito il mio problema in qualche microchip del computer dell’ufficio.
Grande cosa i computer: prendono tutto quello che gli metti in memoria, lo conservano con cura, stanno zitti e non rompono. Almeno cosi' pensavo.
Invece quelle dannate tre “a” si ripresentavano ogni mattina in prima posizione nella schermata di File Manager, riproponendomi il problema e costringendomi, giorno dopo giorno, ad aggiungere qualche parola qua e la'.
Nel giro di alcuni mesi il file aaa si era arricchito di alcuni appunti, appena appena abbozzi di quelle che avrebbero dovute essere delle pagine; una lunga teoria di fogli bianchi con scarabocchiate sopra cinque o sei parole, senza collegamento alcuno l’uno con gli altri; totalmente incapace di aggiungere alcunche', guardavo impotente questa accozzaglia di idee, senza peraltro trovare il coraggio di fare piazza pulita e scaricare una volta per tutte questo strampalato file nel cimitero dei kilobytes.
Poi un’altra frase cominciava a rodermi la mente; riaprivo aaa e scrivevo; cosi', piano piano e con gran tormento, il puzzle si componeva.
Io non sono uno scrittore, non lo sono mai stato e non lo saro' mai; anzi, se proprio dobbiamo essere precisi, sono uno di quelli che a scuola con l’italiano scritto non e' mai arrivato molto piu' in la' della sufficienza, incapace com’ero di estrinsecare su di un foglio di carta dei pensieri che non fossero ermetici ed essenziali.
Per me bianco e' bianco, nero e' nero, punto e basta. Invidio coloro che alla parola bianco sono capaci di fare seguire descrizioni di un paesaggio montano, che quasi ti sembra di sentire lo scricchiolio dei tuoi passi nella neve, o che ispirati dal vocabolo nero, parlano di calde e romantiche notti tropicali in modo tale da farti apprezzare il profumo dei fiori attorno al collo di belle fanciulle che danzano il tamure'.
Tutta colpa di una mente decisamente logica e matematica, poco o nulla aperta all’umanesimo ed alle materie letterarie, sopportate da sempre come un bagaglio nozionistico ed inutile del quale invece gli anni mi stanno facendo riscoprire il valore e la bellezza.
Il tutto condito da una capacita' di sintesi a volte portata all’estremo che, se da un lato puo' essere utile o pressoche' indispensabile in determinate attivita' (vedi pilotare un aereo), non serve invece a granche', ma anzi arreca danno, quando si deve allungare la minestra e scrivere in trecento parole quello che si potrebbe dire in trenta.
Certo che cosi' non si mettono insieme molte pagine, se si sta scrivendo un libro, anche se penso che in ogni caso sia meglio un’emozione di cinque minuti che una noia di trecento cartelle dattiloscritte.
Ognuna delle frasi che seguono, ognuna delle parole qui racchiuse, sono il risultato di un profondo travaglio interiore, sono state strappate con l’uncino dal di dentro e riposte una ad una con sofferenza nelle memorie di almeno tre computer diversi.
Mi sono sentito molto vicino alle donne protagoniste di parti plurigemini mentre scrivevo alcuni capitoli e solo talvolta ho avuto il piacere, vorrei dire la sorpresa, di vedere le dita scorrere leggere sulla tastiera e lo schermo riempirsi di qualcosa di decente.
Sono le parti che amo di piu' e che meno di ogni altra hanno avuto bisogno di correzioni o di riscritture.
Sono le parti scritte piu' col cuore che con la mente e non farete fatica a riconoscerle.
C’e' voluto un amore di quelli grandi, quale quello per il volo ed un’irripetibile epopea della mia vita per riuscire a cavare dal mio cervello qualcosa che per la prima volta e temo anche per l’ultima, nulla ha a che vedere con realizzazioni logiche o tecnologiche, ma che forse, lontanamente e timidamente si avvicina al mondo dell’arte.
Sono e resto un pilota, prima di tutto, anche quando sono a terra, anche quando sono in ufficio ad occuparmi, purtroppo, di qualcosa di completamente diverso dagli aerei e non mi importa granche' di essere ricordato come scrittore, anzi, per la verita' non mi importa di essere ricordato affatto.
Quindi se le pagine che seguono vi saranno gradite e vi trasmetteranno un’emozione, siate grati al piccolo aereo che e' stato artefice del miracolo di trasformare uno zuccone in un tentativo di scrittore.
Soprattutto, se qualcuno trovera' qui dentro lo stimolo per avvicinarsi al meraviglioso mondo del volo, il piccolo Vicky ne sara' orgoglioso.
Se invece continuate ad avere paura di volare, peggio per voi; con i vestiti addosso non riuscirete a fare niente di piu' bello ed emozionante su questa terra.
Quanto al pilota, nonche' narratore, beh... quello sono io; scusate tanto, so che non e' gran cosa, ma non c’era niente di meglio sul mercato...

NOTA: per motivi di tutela della privacy i nomi dei personaggi sono stati cambiati, anche se i fatti narrati sono tutti rigorosamente aderenti al vero.
Non so a cosa potra' servire, perche' per la maggior parte dei casi si tratta di soggetti talmente squinternati che gli addetti ai lavori non faranno fatica a riconoscerli.
La stessa cosa vale per i nomi di alcuni enti o scuole di volo, cosi' nessuno potra' accusarmi di pubblicita' occulta.
Comunque sia, non ho ritenuto opportuno mutare:

- Il nome (la sigla) di Vicky, perche' nel frattempo ci ha pensato lui a cambiare sigla e nazionalita';
- Il nome di Daniela, perche' se non vi dispiace alla privacy di mia moglie ci penso io, con la lupara se e' il caso…
- Il nome di Maria Vittoria, perche' non mi va l’idea che un tenero batuffolo di pochi anni di eta' debba gia' sottostare a leggi assurde per le quali, se scrivi il nome di un amico e non gli chiedi il permesso prima, ti puoi trovare nei guai. Sono certo che la mamma non me ne vorra'.

Dedicato a tutti coloro che hanno un cervello
e lo usano al meglio,

o almeno cercano di farlo...