Ho letto
queste pagine tutte d’un fiato.
Sono frammenti di vita di un uomo non comune, intenso e
coinvolgente, che parla di volo con la forza delle grandi
passioni, delle amicizie vere. Scuotono, commuovono fino
alle lacrime, emozionano e non lasciano indifferenti.
Piu' aspre, trasudano rabbia e tristezza quando gridano
di non mollare. Perche' non esistono ostacoli se noi non
li poniamo.
“Decollare e' facoltativo, atterrare e'
obbligatorio” ripete spesso un amico pilota.
Se ci solleviamo da terra poi a terra in qualche modo
dobbiamo ritornare e a volte ci s’impatta malamente.
Succede nella vita, purtroppo combattiamo ogni giorno
contro vuoti incolmabili, profondissime solitudini,
ingiustizie bastarde, magoni che soffocano, falsita',
mancanza d'amore.
E allora guardiamo avanti e non molliamo mai!
Non davanti a chi non ci comprende, ai rompiballe,
all’ignoranza, al cinismo, alla cattiveria,
all’egoismo, alla follia che abita in fondo a tutti
noi.
Non davanti ad un mondo disperato.
E poi questo parlar di cielo, di nuvole e di vento, ci
invita a rivolgere lo sguardo verso l’alto, lassu'
dove si nascondono i sogni piu' segreti, speranza, pace e
felicita'.
Ci porta a sentire il respiro della vita, lo spirito.
Silenziosamente, piano piano possiamo rientrare ancora
dentro di noi fino a toccare l’anima, a scoprire che
il mistero sta tutto li'.
Quasi senza accorgermi mi fermo, abbandono le tensioni,
ascolto i miei pensieri…
Giorgio e' autentico. Il nostro primo incontro ha la
fragranza del pane caldo. Mi riporta alle cose sane della
nostra gente, della nostra infanzia. Avremmo potuto
conoscerci gia' da allora ma sarebbe stato un po’
troppo facile, persino banale. Cosi' decidiamo di farlo
da bambini un po’ cresciuti, in un borgo toscano, in
quella terra magica e speciale che emana un’energia
tanto densa che si puo' toccare. Davanti ad un prototipo
con le ali (avrebbe potuto essere altrimenti?) in un
museo, ad un congresso.
Ci scopriamo coetanei, faccio per dire perche' lui e' un
filino piu' giovane. Stessa citta', stesse abitudini,
stessa vita parallela. Conosceva bene il babbo e il suo
sorriso. A me pare di conoscerlo da sempre.
A cena mentre tutti si scambiano smancerie - resta pur
sempre un incontro di lavoro - noi parliamo di noi e del
nostro essere, delle nostre passioni, del suo cercare un
pane tanto buono per domani sera con lei… “che
non vedo l’ora!”
E cosi', come fili invisibili di un’intricata
ragnatela, i nostri sentieri salgono, scendono, si
sovrappongono, s’incrociano, si allontanano nel caos
dell’esistenza. Per poi tornare a condurci proprio
qui. Dove siamo adesso.
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