Piove, senti come piove, 
senti come viene giu’! 

Giorgio Rizzi
Pubblicato su "Como e dintorni" n. 76 - maggio 2010




Cerco di stare buono solo perche’ degli statistici ho bisogno assoluto per la mia professione.

In fondo quelli che lavorano con me sono persone per bene, padri di famiglia, simpatici, educati e persino un po’ burloni, almeno quando non sono alle prese coi numeri che rivoltano da ogni parte per estrapolare le fotografie della realta’ comasca sulle quali baso poi la mia attivita’.

Devo anche ammettere che un po’ di italica pappagalleria mi fa vedere questa genia con occhi diversi da quando, per assenza di altre postazioni di lavoro libere, ospito nel mio studio per un giorno o due alla settimana una giovanissima e simpatica statistica, impegnata in uno stage aziendale, che aggiunge un po’ di freschezza al grigiore delle mie giornate e dei miei capelli.

Resta comunque il fatto che questi professionisti sono coloro per i quali, se io mi sbafo un pollo intero e voi state a digiuno, statisticamente parlando abbiamo mangiato mezzo pollo a testa; a loro, che lo stomaco pieno sia uno solo importa poco.

Ma veniamo a noi: senza andare a scomodare testi di maggiore autorevolezza scientifica, leggo su Wikipedia che “l'inverno comasco non risente molto dell'influenza mitigatrice della massa d'acqua lacustre; le temperature minime di novembre, dicembre, gennaio e febbraio possono scendere normalmente sotto lo zero e sono accompagnate da un alto tasso di umidita’. Del tutto assente e’ invece la nebbia che caratterizza la pianura padana, gia’ in parte presente oltre le colline che circondano la citta’. La neve e’ una sporadica ma costante manifestazione annua (le ultime grandi nevicate risalgono al 21 dicembre 2009, al 2 febbraio e 6 gennaio 2009 e al 27 gennaio 2006). L'estate e’ molto calda, per quanto il periodo di massima gradazione sia piuttosto breve (non oltre le due settimane consecutive). Si possono raggiungere i 35 C°. La piovosita’ e’ piuttosto elevata.”

A parte il discorso sulla nebbia che non mi trova molto d’accordo, viste le troppe giornate recentemente passate da pilota frustrato a guardare l’orizzonte e starmene al suolo perche’ non ci si vedeva un accidente, direi che questa descrizione del clima comasco e’, a mio parere, abbastanza precisa.

Tuttavia, dopo queste dotte parole trovo un dato sulla piovosita’ locale che mi fa impazzire; sara’ che sto scrivendo queste modeste note mentre la pioggia mi ha appena mandato a quel paese il week end e gia’ mi aspetto un sabato e domenica a pascolare parenti invece che filarmene per aria tutto contento, ma quando leggo che secondo le statistiche a Como ci sono nove giorni di pioggia ad aprile e dodici a maggio, io do fuori di testa.

Ma se ad aprile ci sono mediamente nove giorni di pioggia, vuole dire che ad aprile ci sono ventuno giorni di bel tempo!

E se a maggio ci sono mediamente dodici giorni di pioggia, ne avanzano diciannove di sole!!!

Ehi, qua non ci siamo: io sono ignorante, pero’ e’ piu’ di mezzo secolo che calco la scena su questo pianeta e sempre in questa citta’; ventuno giorni di bel tempo in un mese li ho visti forse in quella splendida estate del 2003, ma di primavere cosi’ soleggiate faccio fatica a ricordarmene.

E la saggezza popolare dove la lasciamo? “Aprile, di pioggia un barile”, “Natale in piazza e Pasqua alla brasca”, “Aprile, non ti scoprire”…

Pensiamo proprio che i nostri antenati non ce la facessero neppure a contare i giorni di pioggia e quelli di sole?

Tralasciando il fatto che pare obbligatorio per legge che i nove giorni di pioggia al mese si concentrino nei fine settimana, gira e rigira, ho trovato la fregatura: gli esperti mi informano che “da un punto di vista climatologico viene considerato piovoso il giorno in cui si e’ registrata una pioggia di almeno un millimetro”; insomma, per gli statistici e i meteorologi, se Madre Natura non ci scodella almeno un litro d’acqua per metro quadrato fuori dalla porta di casa, quello non e’ un giorno di pioggia.

Adesso capisco tante cose: gia’ me li immagino climatologi e statistici sottobraccio mentre in una fredda, grigia e nebbiosa giornata di aprile trascinano moglie e bambini col cesto del pic nic dicendo tra loro: “esimio collega, dato che tu prevedi che entro sera troveremo meno di un millimetro d’acqua nel pluviometro, andiamo a goderci questa splendida ed asciutta giornata, che saro’ lieto di catalogare quale scevra di precipitazione alcuna”.

Eh, se avessi studiato… quante giornate in meno mi sarei perso…

Io faccio parte di quella povera gente che apre la finestra e dice “guarda che schifo di tempo” e si rintana sotto le coperte, smoccolando e giurando che andra’ a passare la vecchiaia in un posto dove ogni mattina ci sia il cielo blu.

Certo, io sono tagliato giu’ con l’accetta, ma faccio una fatica tremenda a catalogare come giornata “non piovosa” un giorno come oggi, dove obiettivamente, a parte un fastidioso spolverino di acqua che certamente non raggiungera’ il millimetro ora di sera, di altre precipitazioni non se ne vedono.

Peccato che il cielo e’ grigio, tira vento, fa un freddo barbino alla faccia del calendario e quel maledetto spolverino d’acqua e’ stato sufficiente ad inzupparmi nei venti minuti a piedi che separano la mia casa dal mio studio, anche perche’ la pioggia “seria” cade dall’alto in basso e basta un ombrello e un paio di scarpe grosse per restare ragionevolmente asciutti; invece questa polvere d’acqua, frullata dal vento, viene da tutte le direzioni possibili ed immaginabili e per non bagnarsi ci vorrebbe una muta da sub.

La statistica tuttavia, una volta tanto mi conforta, dicendomi che in aprile e maggio Como gode di una “eliofania assoluta” di cinque virgola quattro ore al giorno; la cosa mi piace: elios, sole… vuoi vedere che qua si parla di sole?

Clicco al volo sulla parola magica ed ecco che, d’incanto, scopro che una tantum ho ragione anch’io: l'eliofania e’ il parametro meteorologico che misura la durata media del soleggiamento in una localita’.

Inutile tuttavia sperare di trovare la nostra Como, che non a caso e’ definita il lavandino d’Italia, per non usare termini piu’ goliardici e riferiti a funzioni fisiologiche, ai primi posti in classifica: in Italia, i valori massimi dell'eliofania si raggiungono lungo le coste della Sardegna, della Sicilia meridionale ed orientale, nella Maremma grossetana e laziale ed in gran parte della Puglia.

Pazienza!

Qua siamo nati, qua sono le nostre radici, qua e’ la nostra cultura e questo e’ il clima che ci tocca;  intanto, nella speranza che i nove giorni mensili di pioggia che competono a questo periodo dell’anno comasco si distribuiscano equamente tra il lunedi’ ed il venerdi’ e confidando di potere godere presto delle poche ore di eliofania assoluta che spettano, a rigore di statistica, all’area lariana, non posso fare altro che chiedere scusa a meteorologi e statistici: sono professionisti della cui capacita’ mi giovo spesso nelle mie attivita’ lavorative ed hobbistiche ed ho il massimo rispetto per loro.

Se li ho un po’ presi in giro e’ solo perche’ li ho voluti bonariamente usare come capro espiato per incarnare la non troppo latente insoddisfazione riguardante il clima di quest’anno, che ad un inverno duro, freddo e ricco di neve vede seguire un inizio di primavera altrettanto uggioso e piovoso.

D’altra parte di gente che dice “quest’anno non se ne puo’ piu’ del brutto tempo”, immagino che ne avrete incontrata tutti in abbondanza.

Per quanto mi riguarda, se un giorno voi lettori non trovaste piu’ nessun mio scritto su Como&Dintorni, che da qualche anno pazientemente ospita le mie elucubrazioni mentali, significhera’ che mi sono trasferito lungo le coste della Sardegna, o della Sicilia meridionale ed orientale, o nella Maremma grossetana e laziale od in gran parte della Puglia, dove l’eliofania assoluta e’ tra le piu’ alte d’Italia e dove raramente il pluviometro raccoglie piu’ di un millimetro d’acqua nelle ventiquattr’ore.

Insomma, giusto per capirci meglio, se non mi leggerete piu’ sara’ solamente perche’ sono andato a godermi la terza eta’ sdraiato al sole!